mercoledì, ottobre 27, 2004

Cinema e teatro

Che bello piangere al cinema.
Che bello vedere la gente in un teatro, prima di uno spettacolo.
Al cinema può capitare di piangere anche vedendo le cose più insulse. Ma che siano patetiche. Di fronte ad un opera d’arte le lacrime vengono spesso risucchiate dall’angoscia, dal terrore, dalla rabbia, dall’inquietudine.
A teatro gli spettatori appaiono più variegati, più disponibili a commentare con il vicino per caso e molto più curiosi. Ci si osserva e, ad un certo punto, ci si scambia un segno d’intesa. Come in una messa laica e riservata.
Prima di un film non si parla di cinema.
A teatro si progettano corsi di recitazione, di danze orientali, di scrittura creativa. Si riesce anche a discutere di libri e del film da vedere nella stessa serata.
Quando inizia un film e il buio in sala è fitto si sprofonda nella poltrona di velluto e le mani cercano altre mani, o bottiglie d’acqua, o foglietti da accartocciare, o lacrime da asciugare.
Quando il buio si fa fitto, il silenzio è immediato. Non c’è più sipario a teatro. Non ci sono più le poltrone comode di una volta. Gli sguardi si cercano e la scena si avvicina.
Al cinema tutti rimangono incollati ai loro posti e se anche qualcuno va via, l’avrà fatto sicuramente perché sta perdendo il metrò o perché rivede il film per la seconda volta. E, in ogni caso, nessuno se ne cura.
A teatro l’uscita di alcuni spettatori è un colpo di scena. C’è chi si domanda se lo hanno fatto per le scene di nudo e chi scommette che sono d’accordo con la regia. Tutti ne parlano.
Di una domenica tra cinema e teatro ricordo che :
- il film era “Mare dentro” di Alejandro Amenabar
- la piece teatrale era “La scimia” di Emma Dante
- non ricordo di avere visto film più smaccatamente patetico da molti anni a questa parte, tranne “Incompreso” che però prendo a dosi volontarie e gratuite.
- sono curioso di leggere il breve saggio-racconto di Tommaso Landolfi da cui è stato tratto il lavoro della regista palermitana che sembra abbia trovato il segreto per replicare non solo il suo teatro ma anche premi e ammirate recensioni. L’artificio sembra, però, non avere lo stesso effetto seriale con gli applausi del pubblico.
- malgrado le dichiarazioni del regista e della stampa, “Mare dentro” è apertamente contro l’eutanasia che rappresenta come una scelta di comodo e, sempre involontariamente, come un banalissimo suicidio per amore
- la messa in scena della “scimia” è estremamente nervosa e caricata al punto da non cogliere con il giusto “raccoglimento” una simbologia profonda e affascinante. Che esigeva rigore intorno.
- è incredibile che un film del genere possa avere vinto il Leone d’argento a Venezia e Javer Bardem, che mi ricorda tanto Al Capone sul letto di morte, la Coppa Volpi per il migliore attore.
- gli attori della compagnia Sud Costa Occidentale e del teatro Garibaldi di Palermo sono bravi. E stupefacente è l’interpretazione della “scimia”. La sua gestualità, le sue libertà, le sue urla diventano il fulcro su cui si innesta il racconto e, soprattutto, intorno a cui si realizzano quadri d’intensa bellezza.
- le “Chiavi di casa” era, indubbiamente, un film imperfetto. Pieno di errori. Ma quanta più grazie ed emozioni. E sempre lontano dal ridicolo che qui abbonda.
- temo non raccapezzarmi più.
Dunque:
Mare dentro di Alejandro Amenabar voto 3
“La scimmia” regia di Emma Dante voto 6

martedì, ottobre 26, 2004

Per esorcizzare e non per insultare

Dopo l'ennesima ingratitudine, il bandanato ridens potrebbe avere compreso che i suoi sudditi non hanno più bisogno di quell'alone di democrazia che ancora concedeva.

7-0

Un presidente di una squadra di calcio si dimetterebbe.
Ma non è una cosa seria.
Il calcio.